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Prosegue la presentazione delle opere d’arte della nostra chiesa parrocchiale con la pala della Trinità.
All’apparenza sembra una delle tante rappresentazioni della Trinità, che dal ‘400 in poi sono presenti nelle chiese e nei luoghi sacri.
Eppure un paio di domande sono lecite davanti a questa tela, che costituisce la pala d’altare della seconda cappella di destra della chiesa parrocchiale di Pandino.
1. Perché il simbolo dello Spirito Santo è staccato dal Padre
e dal Figlio in croce, mentre solitamente è posizionato dagli artisti
all’interno della Trinità?
2. Chi è esattamente la santa ritratta sulla
sinistra della tela?
S. Margherita, riconoscibile dal bambino che esce dal drago, come racconta un aneddoto leggendario della sua vita, oppure Santa Marta, la cui caratteristica iconografica è il secchiello di acqua benedetta con il relativo aspersorio?
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Ad una prima sommaria immagine è evidente l’allargamento della tela sui bordi per adattarla ad una cornice più larga dell’originale: infatti abbiamo notizia, da una descrizione ricavata da una visita pastorale, che il quadro era stato commissionato dalla confraternita dei Disciplini di S. Marta (rappresentati in saio rosso accanto alla patrona), successivamente confluiti nella Arciconfraternita della SS. Trinità. Posizionato nella chiesetta di S. Marta fu poi traslato nella nuova chiesa parrocchiale, dove si trova attualmente, adattato agli spazi più grandi dell’edificio settecentesco.
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La colomba dello Spirito Santo: di solito, nelle
rappresentazioni sacre, è dipinta tra il Padre e il Figlio, come Colui che ha
reso possibile l’incarnazione ed ha sostenuto l’esperienza umana del Cristo:
qui è invece posta al di sotto, allo stesso livello degli uomini e delle donne
di questo mondo, santi o non ancora tali, che supplicano il Padre e seguono
l’esempio del Gesù crocifisso.
Una collocazione teologicamente perfetta, dal momento che il Dio presente nella
vita della Chiesa. oggi e sempre, è il Dio Spirito,
che la anima, che fa ricordare il Cristo storico, che ‘ricorda’ al Padre la
situazione delle sue creature…!
Ebbene la colomba dello Spirito si trova nel quadro – che manca di firma, ma la
cui attribuzione ultima è a Andrea Mainardi, pittore cinquecentesco
cremonese, detto Chiaveghino – esattamente al centro dell’opera,
all’intersezione delle diagonali: come dire che questo
è il centro, ‘questo è il Dio da invocare, con cui innalzare al Padre la
preghiera della Chiesa, nella memoria sempre presente della vita di Cristo’!
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Iconograficamente la composizione è gustosa ed invita alla partecipazione: sicuramente alla preghiera, come fanno la Santa e gli oranti, dipinti nella loro veste di confratelli; ma anche alla contemplazione, un mistero, quello del Dio dei cristiani, che racchiude in sé la presenza del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, una vera Comunione tra persone; infine invita alla commozione, come i visi di quegli angioletti, che guardano la scena ammirati, stupiti e qualcuno spaventato!
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