Nel mese di luglio cadono le memorie liturgiche delle due sante più onorate a Pandino: S. Margherita e S. Marta, la prima il 20, la seconda il 29.
Certamente in altri tempi e con altra sensibilità la loro venerazione comprendeva feste e cerimonie varie. Al giorno d’oggi si è ricondotti –giustamente – all’essenziale, e l’essenziale parte dalla conoscenza storica e letteraria delle due sante, anche se non conosciamo ancora i motivi per cui sono state scelte come titolari delle nostre chiese.

S. Margherita di Antiochia.
Una delle tante Margherite che hanno raggiunto la santità, accompagnate dal significato del nome: perla! La nostra S. Margherita era venerata in oriente come patrona delle partorienti.
Storicamente non ci sono documenti, ma quando si affermava un culto nei confronti di un santo, certamente c’era un nucleo storico riferito al martirio. Poi ci hanno pensato le leggende posteriori a fissare, attraverso racconti straordinari, le caratteristiche delle fede cristiana, testimoniata dai martiri.
Tra l’altro si narra in una leggenda che “Margherita fu incarcerata e
venne visitata in cella dal demonio, che le apparve sotto forma di
drago e la inghiottì: ma Margherita, armata della croce, gli squarciò il
ventre e uscì vittoriosa. Questo spiega la sua rappresentazione con il
drago ai piedi.
Abbiamo comunque una ‘passio’, cioè un racconto del suo martirio, parte del quale possiamo leggere anche nella nostra chiesa parrocchiale lungo il fregio che collega le cappelle laterali. Con un po’ di buona volontà i liceali possono tradurre (in evidenza le parole che troviamo scritte in chiesa).
Margarita, quae et Marina, Antiochiae Pisidiae, patre Edesso idolorum sacerdote nata, a teneris annis christianae religionis addicta, baptizata est.
Quae cum eximiae esset pulchritudinis, a praefecto Olybrio adamatur; cumque eam sibi sisti juberet, ita illam locutum: Tuum nobis puella et nomen et religionem edicito.
Tum illa: Margarita, inquit, vocor; genere sum nobilis, religione christiana.
At praeses: duo prima convenientia sunt, tertium vero absurditas est; nam quid stultius, quam ut deum sibi quis faciat crucifixum?
Ad haec virgo: unde, dic, oro, didicisti, Dominum Jesum fuisse crucifixum?
Tum praeses: Ex libris christianorum!
Cui Margarita: quaenam verecundia est, ut, cum in eisdem libris legatur, et poena Christi, et gloria, alterum credatis, alterum respuatis?
His vehementer ira accensus praefectus, varia tormentorum genera in sancto illo corpuscolo (quindecim enim erat annorum) consumpsit.
Primum enim virgis caesam, deinde ungulis fossam, in carcerem tradi jussit; ubi et spectro daemonis appetitur, sed a signum crucis tota vis diaboli prosternitur.
Producitur iterum virgo, et com in confessione fidei contantior perseveraret, ardentibus facibus latera ejus exuruntur.
Denique multis superatis tormentis, truncato capite, victorem per tot coronas spiritum coelum excepit.

S. Marta
La conosciamo dal Vangelo di Giovanni come una delle due sorelle di Lazzaro, l’amico di Gesù, la cui casa – posta vicino a Gerusalemme – Gesù era solito frequentare.
Le leggende medioevali la portano nella Francia meridionale, nella città di Tarascona, dove affronta e scaccia un drago (la tarasca) che infestava la città, armata solo di acqua benedetta. Questo spiega la sua rappresentazione con secchiello e asperges in mano.
Abbiamo una discreta documentazione statuaria e in affresco proprio in quel piccolo gioiello che è la chiesa di S. Marta.
Al di là delle leggende popolari si è voluto mettere in luce la vita come combattimento contro il male, e non solo da parte degli uomini, ma anche delle donne, solitamente considerate deboli e messe in secondo piano: come dire che quando si è accompagnati dalla forza del Signore, tutti possiamo vincere il male.

