“Mi pare bello ricordare un’ammonizione del Concilio, quando dice che Gesù ammonisce i suoi discepoli a non camminare sulle strade della carità solamente nelle grandi cose, bensì e soprattutto nelle circostanze ordinarie della vita… a me piacerebbe che nella nostra chiesa diventasse più esplicita anche l’attenzione alle Caritas Parrocchiali”.
Mons. Dante Lafranconi – Solennità S. Omobono 2002

«L’amore del prossimo radicato nell’amore di Dio è anzitutto un compito per ogni singolo fedele, ma è anche un compito per l’intera comunità ecclesiale, e questo a tutti i suoi livelli: dalla comunità locale alla Chiesa particolare fino alla Chiesa universale nella sua globalità». (cfr. DCE, 20).

La Caritas parrocchiale è l’organismo pastorale istituito per animare la parrocchia, con l’obiettivo di aiutare tutti a vivere la testimonianza, non solo come fatto privato, ma come esperienza comunitaria, costitutiva della Chiesa.

L’idea stessa di Caritas parrocchiale esige, pertanto, una parrocchia “comunità di fede, preghiera e amore”. Questo non significa che non può esserci Caritas dove non c’è “comunità”, ma si tratta piuttosto di investire, le poche o tante energie della Caritas parrocchiale nella costruzione della “comunità di fede, preghiera e amore”.

Come se la testimonianza comunitaria della carità fosse insieme la meta da raggiungere e il mezzo, (o almeno uno dei mezzi), per costruire la comunione. Un esercizio da praticare costantemente.

Cosa ci si aspetta dalla Caritas parrocchiale?

Ogni parrocchia, che è volto della Chiesa, concretizza la propria missione attorno:

1. all’annuncio della parola
2. alla celebrazione della grazia
3. e alla testimonianza dell’amore.

È esperienza comune che ci siano, in parrocchia, una o più persone che affiancano il parroco nella cura e nella realizzazione di queste tre dimensioni. Sono gli “operatori” pastorali, coloro che “fanno” concretamente qualcosa.

Dopo il Concilio Vaticano II, la pastorale si arricchisce di una nuova figura: colui che “fa perché altri facciano“, o meglio, “fa, per mettere altri nelle condizioni di fare“. È “l’animatore pastorale“.

La Caritas parrocchiale, presieduta dal parroco, è costituita da figure di questo tipo: un gruppo di persone (ma nelle piccole comunità può trattarsi anche di una sola persona) che aiuta il parroco sul piano dell’animazione alla testimonianza della carità più che su quello operativo di servizio ai poveri.

L’obiettivo principale è partire da fatti concreti – bisogni, risorse, emergenze – e realizzare percorsi educativi finalizzati al cambiamento concreto negli stili di vita ordinari dei singoli e delle comunità/gruppi, in ambito ecclesiale e civile.

Dai documenti del Sinodo diocesano cremonese del 1996

La Caritas parrocchiale, quale organismo pastorale, svolge le seguenti funzioni:
• ricerca una conoscenza adeguata dei bisogni presenti sul territorio della parrocchia;
• Educa la carità come dimensione dell’ordinaria vita cristiana affinché l’attenzione gratuita alle persone divenga stile quotidiano di vita e non solo beneficenza episodica che non suscita autentica responsabilità;
• Sensibilizza il Consiglio Pastorale parrocchiale in ordine alla finalità propria della pastorale di annunciare e testimoniare la carità, stimolando in tale direzione le Commissioni Liturgica e Catechistica;
Cura l’educazione dell’intera comunità parrocchiale in ordine al dovere di tradurre la fede in opere di carità nel campo sociale e politico;
• Cura la formazione di persone e gruppi che si impegnino concretamente e fedelmente, con competenza e sensibilità ecclesiale, nel servizio caritativo;

Segue, anche sul piano organizzativo, le persone e i gruppi impegnati nella pastorale della carità perché raggiungano pienamente gli obbiettivi proposti in armonia con il piano pastorale della Parrocchia;
Favorisce la collaborazione tra i gruppi caritativi della Parrocchia e le istituzioni pubbliche in spirito critico e libero, ma sempre attento a tutelare i diritti dei più poveri;
• Svolge un’opera di sensibilizzazione in merito all’obiezione di coscienza e al servizio civile volontario, in stretta collaborazione col la pastorale giovanile e l’oratorio. (287)

La Caritas parrocchiale dovrà mantenere uno stretto rapporto con la Caritas diocesana e la Caritas zonale per ricevere ed offrire stimoli ed indicazioni, esprimendo anche in questo modo la dimensione di comunione nell’azione pastorale.

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