Sabato scorso si è svolta a Stezzano (BG) la 2^ Fiaccolata della libertà, per sensibilizzare l’opinione pubblica locale intorno ad un tema scomodo: la tratta delle schiave del sesso, le prostitute che riempiono i crocicchi delle nostre strade principali, spesso giovanissime e straniere.
Ha partecipato anche una delegazione CIF della nostra Parrocchia, sensibile e partecipativa al tema. Grande impressione ha destato il racconto in prima persona di una diretta interessata, la nigeriana Blessing Okoedion, che ha ripercorso la sua vicenda, già pubblicata in un libro, intitolato “Il coraggio della libertà”.
Crediamo valga la pena dedicare dieci minuti alla lettura di alcuni estratti del libro stesso per una maggiore conoscenza e consapevolezza del problema, cui diverse associazioni cercano di dare concreto aiuto.
“IL CORAGGIO DELLA LIBERTA’ di Blessing Okoedion
- “Il sogno di diventare medico”
“Sono nata in un villaggio a sud di Edo State, in campagna. La gente lavora prevalentemente i campi. Ci sono una decina di famiglie e case di mattoni: un contesto sereno e solidale, per quanto povero. Ho 4 fratelli e 2 sorelle: io sono la maggiore. I miei genitori vivono ancora lì. Mio padre ci teneva molto all’istruzione e voleva che tutti potessero frequentare la scuola; quando poteva aveva offerto borse di studio a molti bambini.
Così quando è toccato a me, voleva il meglio e ha potuto iscrivermi alla “Scarlet Group of Schools” grazie all’aiuto della direttrice che, conoscendo i nostri problemi economici, ci è venuta incontro. Anche per frequentare la scuola secondaria ho avuto una borsa di studio. Mi piaceva studiare e fin da piccola avevo il desiderio di diventare medico. Dopo le secondarie ho fatto l’esame per entrare alla Facoltà di Medicina e sono riuscita a passarlo, ma era troppo costosa , quindi ho dovuto scegliere informatica, che costava molto meno.
Purtroppo in Nigeria c’è molta corruzione e, anche se hai diritto a una borsa di studio, spesso non riesci a ottenerla se non hai delle conoscenze. Anch’io sentivo di subire un’ingiustizia, infatti vedevo che con i soldi potevi permetterti tutto, anche l’istruzione, se non li possedevi non avevi diritto a niente. Nel mio villaggio non c’erano grosse differenze tra la gente: tutti erano poveri, ma vivevano con dignità ed erano solidali tra loro.
Le grandi differenze le ho viste soprattutto in città, dove non c’è giustizia né sociale né nei tribunali. Se sei povero devi tacere, nessuno ti difende: la giustizia è solo per i ricchi. …. Solo chi ha i soldi ha il potere, ha tutto.”
2) “La Nigeria, la sua gente”
“Dopo la laurea, ho fatto un anno di servizio civile obbligatorio e contemporaneamente facevo
volontariato come docente presso una scuola superiore, in un doposcuola, tenendo corsi di educazione stradale: anche se non eravamo retribuiti eravamo contenti di poter essere utili. Queste esperienze sono state molto formative per me, mi hanno aperto la mente, mi hanno permesso di maturare e di conoscere il mio immenso paese, di confrontarmi con giovani di altre etnie, culture, religioni e lingue.
La Nigeria è un paese enorme con 180 milioni di abitanti e quasi trecento gruppi etnici. Se non puoi viaggiare rischi di rimanere chiuso nella realtà in cui sei cresciuto. Anche l’istruzione ha un ruolo fondamentale per permetterti di uscire dai pregiudizi e dal sospetto con cui spesso si guardano le persone di altri gruppi etnici o religiosi.
Ancora oggi però le famiglie nigeriane , specie quelle che abitano nei villaggi, non investono sull’istruzione delle figlie, ma preferiscono per loro dei corsi professionali. Infatti le ragazze sono destinate a diventare mogli e madri. Alcuni genitori mirano esclusivamente alla dote che potranno ottenere dallo sposo. Così la donna diventa quasi proprietà del marito. lo invece so di poter ottenere ciò che merito con pazienza e determinazione, senza bisogno di un uomo. Da mio padre sono stata educata all’uguaglianza tra maschi e femmine.”
3.“Le molte facce dello sfruttamento”
In Nigeria la scarsa scolarizzazione favorisce lo sfruttamento (lavori-massacranti con orari inaccettabili, nessuna retribuzione ai lavoratori per lo più giovanissimi, compenso al caporale che procura i lavoratori, false promesse di studio o lavoro, prostituzione, violenze e abusi). A volte anche le famiglie sanno di questi soprusi, ma li accettano pur di avere dei piccoli introiti. Una delle cause è la povertà, anche quella interiore “Persone mai soddisfatte, che non accettano di vivere con quello che hanno. Cercano soldi facili e ricchezza, sono senza valori e sono disposte a tutto…
In questo traffico sono implicati sia le autorità tradizionali sia i politici… Per non parlare della polizia o dell’immigrazione. Anche loro ovviamente ci sono dentro; diversamente non sarebbe possibile il traffico di migliaia di persone.
E’ un sistema di corruzione e di favori tentacolare, in cui chi ha denaro ottiene quello che vuole. Gli
sfruttati non denunciano perché hanno paura delle rappresaglie, non hanno fiducia nelle istituzioni, che non fanno rispettare le leggi e non perseguono i trafficanti. Anche le chiese sono coinvolte pur di fare soldi. Non esiste un modo per prevenire questi traffici, in quanto, chi non ha neppure il cibo per i figli, non ha alternative e accetta quei pochi soldi. L’unica prevenzione è l’istruzione di buon livello per tutti e il lavoro dignitoso, adeguato agli studi fatti.
4) “Benin City”
“Benin City è molto diversa da come me l’ero immaginata: è caotica, disordinata, sporca e insicura. Gli abitanti sono numerosissimi, vivono tutti ammassati e ti colpiscono i contrasti e le differenze tra ricchi e poveri. Nel posto in cui cresciuta le persone vivevano come in una grande famiglia.
A Benin City ciascuno vive la sua vita. E’ come se nessuno si prendesse cura di niente e di nessuno. A Benin City avevo molte amiche con cui avevo studiato e con loro discutevo della condizione del nostro paese. Eravamo giovani e idealiste, convinte che in futuro avremmo potuto fare qualcosa di buono per la nostra società. Intanto, per vivere, avevo cominciato a riparare i computer, a comprare e a vendere piccole cose.”
5 – “Italian girls”
“Prima di trasferirmi a Benin City non avevo mai pensato di andare all’estero né avevo mai sentito parlare del traffico di esseri umani. Qui la più grande aspirazione per una ragazza era quella di andarsene prima possibile, di guadagnare e inviare soldi a casa. Su questo desiderio di partire a tutti i costi si sono inseriti dei criminali che hanno costruito delle vere e proprie fortune, ingannando la gente. Io volevo rimanere per costruire il mio futuro, studiare e farmi una famiglia. Non pensavo all’Italia, perché sapevo che ci si andava per la prostituzione. A volte però a chi parte non viene detto che la destinazione è l’Italia e anche molte
famiglie non lo sanno. Mi chiedo se le madri, che sanno quale sarà il destino delle loro figlie, si rendano veramente conto di cosa saranno costrette a fare e quale vita orribile dovranno subire. Perché le famiglie sono comunque disposte a far partire le loro figlie ?
Forse bisognerebbe provare a lottare quotidianamente per sopravvivere per capire cosa spinge queste ragazze a partire ad ogni costo. Pensano che ciò che è successo alle altre non capiterà a loro e finiscono in una trappola da cui non riescono più a liberarsi. E quando nei villaggi arrivano le “madames”, che fanno balenare la prospettiva di un lavoro ben retribuito
all’estero, le famiglie povere e senza strumenti non sanno valutare il rischio, le ragazze spesso analfabete non aspettano altro che di partire per l’Europa e di guadagnare per sé stesse e per le loro famiglie. Anch’io mi sono resa conto di quale vita mi aspettava solo quando sono giunta in Italia.”
6) “Storia di un inganno”
“Non so come abbia fatto ad essere così stupida… ingenua e sprovveduta. Ma anche di essere stata ingannata in quel modo da una persona di fiducia, una donna gentile, premurosa, che pregava sempre e mi voleva bene…
Un giorno Alice mi aveva detto di avere un fratello in Spagna. Gestiva negozi di informatica in Europa … aveva bisogno di qualcuno che lo aiutasse, una persona competente e fidata. Lei aveva
pensato a me. Ero molto felice e onorata. Finalmente i miei studi ei miei sforzi venivano riconosciuti e ricompensati… A quel tempo non sospettavo nulla. Alice ha detto che si sarebbe occupata di tutto lei.
Un giorno mi ha chiamata per andare a Lagos dove ho incontrato un uomo che portava la divisa degli agenti dell’immigrazione. Poi lei mi ha portata all’ambasciata d’Italia per il visto. Mi chiedevo perché dal momento che dovevo andare in Spagna. Alice mi ha detto che avrei avuto un visto Schengen e con quello sarei potuta andare ovunque in Europa…
Dopo qualche tempo, mi ha chiamata dicendomi di prepararmi a partire. Lei stessa mi ha accompagnata all’aeroporto. All’improvviso hanno detto che il mio visto era falso. Allora Alice e l’uomo che avevo conosciuto a Lagos hanno parlato con l’agente che faceva problemi e alla fine mi ha fatto passare.
Non avevo sospetti, ma ho capito che Alice e l’uomo avevano potere. Sapevo che chi ha potere può ottenere quello che vuole in Nigeria. L’unica cosa importante era che stavo per imbarcarmi. Sono arrivata a Valencia senza problemi. Ancora non sapevo che il diavolo può presentarsi sotto le sembianze di una persona di chiesa.”
7) “Una vita in strada”
“Quando sono sbarcata, è venuta a prendermi una donna, Glory, ma non riuscivo più a mettermi in
contatto con Alice. Glory mi ha detto che “il fratello di Alice” stava aprendo un negozio a Napoli e io, dopo aver parlato con lui, ho saputo che dovevo raggiungerlo lì. Contrariata sono partita.
Al mio arrivo a Napoli “il fratello di Alice” è venuto a prendermi e mi ha portato a Castel Volturno, un luogo pieno di africani. Mi ha portato in un appartamento dove c’erano altre quattro ragazze. Dopo circa tre ore sono venuti a prendermi un uomo e sua moglie, che hanno cominciato a chiedermi se sapevo quale fosse il lavoro che dovevo fare.
Io ho risposto di sì, pensando ai computer, invece la donna mi disse che dovevo catturare gli
uomini, che c’era già un posto, dove avrei lavorato la mattina, ma ne stavano cercando uno per la sera.
Chiedevo perché mi stavano cercando un lavoro, io avevo già un lavoro! Cominciavo a insospettirmi e a farmi delle domande. La moglie mi condusse ad acquistare dei vestiti e mi dissero che alla sera sarebbe venuta una donna a prendermi. Quando ho chiesto quanto mi avrebbero pagato, il marito spazientito mi ha detto che ero io a dover pagare loro: 65000 euro; per farlo dovevo prostituirmi. Mi è caduto il mondo addosso!
Ero pietrificata, confusa e spaventata. Avrei voluto scappare, ma non sapevo dov’ero né dove avrei potuto andare. Poi appena arrivata mi avevano preso i documenti e, con una scusa, il cellulare. Ero
nelle loro mani! Quella sera è venuta a prendermi una donna, Maman Faith, che mi ha dato tutte le
istruzioni per il mio nuovo “lavoro”: una vita in strada.”
8) “Sulla Domiziana”
“Il debito contratto con la madame per venire in Italia ammonta a sessanta, settanta o anche ottantamila euro: te lo impongono e non sai come liberartene. Madame Faith mi spiegava come dovevo comportarmi nelle diverse situazioni, di chi non dovevo fidarmi, come dovevo difendermi. Una delle prime cose che mi avevano detto era che la madame passava a controllare : tu sei il loro business, la loro merce, vali per quanto fai guadagnare.
E per il posto che occupi devi pagare e loro pagano la camorra per occuparlo. lo mi sentivo malissimo all’idea di dover usare il mio corpo per guadagnare. Ancora oggi mi chiedo come facciano le ragazze a sopravvivere in quel contesto così violento e degradante per molti anni. Anche madame Faith si
era prostituita e una volta pagato il suo debito da sfruttata era diventata sfruttatrice.”
9) “Money,money,money”
Con il primo cliente… abbiamo parlato a lungo e non abbiamo fatto niente. Mi ha dato lo stesso 50 euro… Ha preso il mio numero di telefono, pensavo volesse aiutarmi. Ma poi mi ha riportato nel posto in cui mi aveva preso… e non si è fatto più sentire. Ero molto avvilita, delusa e amareggiata.”
Blessing conosce un’altra ragazza, che le racconta la sua storia, simile alla propria, da cui emerge che il debito contratto e l’esigenza di inviare denaro alla famiglia impedisce a queste donne di ribellarsi e di abbandonare la vita di strada.” Ascoltavo le loro storie e mi cresceva dentro un’angoscia che non mi faceva respirare. No, non potevo finire in quel girone infernale, non potevo accettare quella vita….. Non era quello il futuro che avevo immaginato per me, per il quale ero disposta a impegnarmi, a darmi da fare, a soffrire, se necessario. Ma non a vendere il mio corpo”. Intanto madame Faith le dà ulteriori istruzioni su come comportarsi con i clienti e quali precauzioni prendere per non subire le violenze di alcuni di loro.”
Anche in Italia pensano che con i soldi si può comprare tutto, proprio come in Nigeria…
Già quando sono arrivata in Italia dalla
Spagna mi sono sentita trattata come se fossi una merce. Non ero io a decidere. Erano gli altri che
decidevano per me… interessavo solo in quanto corpo che poteva essere messo a frutto per guadagnare.
Mi avevano privata della mia umanità… Al centro di tutto c’erano i soldi… Bisognava pensare solo ai
soldi…
Alcune ragazze finiscono col bere, prendere medicine o fumare l’erba per riuscire a soddisfare le
pretese degli uomini. ..Non è vero che ci si abitua. Non ci si può mai abituare del tutto. Se dentro riesci a conservare un barlume di umanità, senti in modo lacerante che quella non è una vita degna di nessun
essere umano.”
10) “Perché mi sta succedendo tutto questo?”
BLESSING ORA SCOPRE CHE DEVE PAGARE MENSIL MENTE ALLA MADAME SOMME PER LA CAMERA, LA LUCE, IL POSTO SULLA STRADA, IL CIBO. INOLTRE OGNI MESE DEVE RIMBORSARE AL MENO 2500 EURO DI DEBITO. SE NON SI RIESCE A PAGARE, LA FAMIGLIA VIENE MINACCIATAN LE MADAM SONO SPIETATE E ‘ANCHE QUANDO HAI FINITO DI PAGARE IL DEBITO SPESSO TI DENUNCIANO PER EVITARE CHE TU ENTRI IN CONCORRENZA CON LORO
11) “Miracoli e sacrifici”
In Italia nessuno dice alle ragazze che possono liberarsi, perché tutti guadagnano sulla loro pelle. Ci sono anche dei pastori che lucrano sulla prostituzione, pretendendo offerte per pregare per loro. A volte vengono dalla Nigeria per spolpare gli altri e arricchirsi. Le ragazze vengono soggiogate anche con riti voodoo e ju-ju praticati addirittura prima di partire. Sono forme di controllo molto potenti e le ragazze si sentono vincolate e minacciate.
Temono che se non faranno quello che la madame pretende avranno conseguenze molto gravi per loro e per le loro famiglie. E’ una catena psicologica fortissima. In Nigeria in molte chiese si parla solo di soldi e del miracolo di riuscire a mandare le proprie figlie in Europa; infatti una figlia in Europa significa la fine di tutti i problemi.
12) “Please, help me”
lessing, dopo aver molto pianto e riflettuto, decide di andare alla polizia, ma non è facile per chi non sa
esattamente dove si trova e non conosce la lingua. Inoltre bisogna essere molto cauti nel chiedere
informazioni perché ci sono molti implicati nella prostituzione. L’incontro con un ragazzo nigeriano, che chiede l’elemosina ed è appena uscito di prigione, sarà decisivo. Infatti pur con riluttanza egli l’accompagna al vicino posto di polizia, dove fa da interprete tra lei e un poliziotto che conosce l’inglese.
“Mi sono fatta coraggio e gli ho raccontato tutto. Gli ho detto che volevo denunciare e tornare in Nigeria.
Solo questo. Lui mi ha portata a Casa Rut.”
13) “La Casa Rut”
Blessing inizialmente rifiuta l’ospitalità a casa Rut perché la casa è tenuta da suore e Blessing non si fida più delle donne cristiane. Però il modo in cui la accolgono e le parole che le rivolgono la liberano dalla paura. Le assegnano una camera, le danno degli abiti e il giorno seguente viene riaccompa -gnata in questura per la denuncia dei suoi sfruttatori.
“Non avevo paura. Non mi importava se mi uccidevano, ero già morta comunque… per me denunciare significava non solo liberare me stessa, ma anche le altre ragazze… volevo mostrare che si può continuare a vivere anche dopo aver denunciato senza impazzire. , senza ammalarsi…
”Blessing non vuole rimanere in Italia, vuole tornare in Nigeria. Solo con il tempo comincia ad apprezzare la comprensione e l’affetto che le suore le dimostrano. “Alla casa Rut ho imparato di nuovo cosa significa essere cristiani… ho ritrovato i valori cristiani della mia infanzia e della mia famiglia… ho capito che cos’è l’amore vero per tutti e per ciascuno… A casa Rut mi hanno trasmesso di
nuovo il senso di una vita vera e bella”.
14) “Suor Rita”
“Dio ha dato a suor Rita una capacità speciale di capire le ragazze… Suor Rita ci ha mostrato un amore senza condizioni… A casa Rut con suore italiane ho sperimentato accoglienza, condivisione e libertà…
Qui i soldi non erano più al centro di tutto. Al centro c’eravamo noi. Suor Rita noi la chiamiamo tutte ‘mama’ …. mostra l’amore di una madre… Se una donna ti partorisce, condivide con te fin dall’inizio
un legame forte e naturale… hai in comune la stessa lingua, la cultura, le tradizioni… Con suor Rita
siamo culturalmente così diverse, eppure a volte è come se ci capisse meglio di noi stesse… Una donna
cristiana mi ha fatto del male, una donna cristiana mi ha ridato la vita.”
15) “Non posso stare in silenzio”
“C’è voluto un po’ di tempo per liberarmi dalla rabbia che avevo dentro… Provavo vergogna per aver creduto a quella donna, ma anche indignazione per il modo in cui le donne sfruttano altre donne. …Mi sono detta che dovevo fare un buon uso di quello che mi era successo, … come donna dovevo
proteggere le altre donne. Dovevo fare la mia parte. Non potevo stare in silenzio…
Penso che noi nigeriane dobbiamo cominciare a parlare… specialmente in Nigeria. … sento che devo essere disponibile a fare qualcosa per gli altri… Ora so che non sono solo i soldi a dare potere. Ora credo
anche nel potere della parola.”
16) “Dignità contro schiavitù”
Nessuna RAGAZZA pensa di tornare a casa, per vergogna e per paura dei trafficanti e della famiglia. Così quando finiscono di pagare il loro debito diventano a loro volta sfruttatrici o continuano a prostituirsi. Anche gli uomini nigeriani a volte fingono di voler bene a queste ragazze, ma solo per farsi mantenere non avendo un lavoro, vivendo di elemosina o dovendo obbedire ai trafficanti di droga. Così anche loro sono sfruttati e sfruttatori.
17) E i clienti?
In Italia si calcola che vengano acquistate dai 9 ai 10 milioni di prestazioni sessuali al mese: questo spiega l’ampiezza del traffico di donne sfruttate e il gigantesco giro d’affari. Ma dimostra il degrado morale di chi ne usufruisce, il rapporto deteriorato dei clienti con le loro stesse donne. Le prostitute non vengono viste come persone, anche quando cercano un lavoro onesto.
“So che non ci sono opportunità nel mio paese d’origine, la Nigeria, ma so anche che non ci sono opportunità qui in Italia. Non solo perché non c’è
lavoro, ma anche per i forti pregiudizi culturali che ci etichettano, a prescindere da quello che siamo.
Occorre trovare una via d’uscita.
18) “E’ una vita nuova”
A casa Rut Blessing ha l’opportunità di imparare l’italiano per integrarsi, di conseguire la licenza media e il diploma livello B 1 d’italiano, di frequentare uno stage presso un laboratorio di sartoria.
“Nel lavoro fatto bene noi ritroviamo anche la nostra dignità di persone e di lavoratrici e un senso di fierezza… Quella della cooperativa new Hope è stata la prima esperienza che mi ha aiutato moltissimo a ritrovare la mia dignità di persona attraverso il lavoro. Riacquistare l’autostima non è facile.
Ci vuole tempo e ci vuole qualcuno che ti segua. Da soli è quasi impossibile.” Le indagini dopo mesi non si ER 5 ancora concluse con la condanna dei colpevoli da lei denunciati. I trafficanti contano proprio sui tempi lunghi della giustizia per continuare indisturbati nel loro sfruttamento.
Per poter aiutare le donne che ancora sono costrette a prostituirsi Blessing vuole partire da sé stessa, dalla propria riconquistata dignità, dall’istruzione, dagli amici rispettosi e dal mettere le proprie competenze al servizio degli altri (mediazione culturale).
“Incontrando altre ragazze che vivono in situazioni di grande difficoltà, ho sentito di poter fare qualcosa per loro… So anche che senza la grazia di Dio , non potrei andare avanti in questa battaglia: è importante dire apertamente quali sono le difficoltà per chi vuole uscire dalla prostituzione, di non mentire e di non avere paura delle conseguenze, perché mai più nessuno pensi di non avere alternativa che di essere schiavo”