Per i lettori di questo sito pubblichiamo le interessanti riflessioni di don Andrea in merito al Carnevale e pubblicate qualche giorno fa sul sito dell’Oratorio. Crediamo di fare cosa utile!
Apprendo in questi giorni, dalla stampa locale e dai social network, dell’addio dato dagli amici di PandinoEventi all’organizzazione della sfilata in maschera per le vie del paese che da diversi anni, da prima del mio arrivo in paese come vicario dell’Oratorio, caratterizzava la domenica pomeriggio di Carnevale.Di primo acchito il mio pensiero va a Seba (Sebastiano Riscica, nda.) ed a tutti gli altri volontari del gruppo: in questo tempo abbiamo condiviso insieme la fatica del ritrovarci per progettare la sfilata (che poi vedeva ricadere su di loro tutta la complessa macchina burocratica, dei permessi, delle autorizzazioni e sponsorizzazioni, della pubblicità, etc.), la gioia dei pomeriggi di festa sempre partecipati da tanti adulti e bambini, la vicinanza agli anziani dell’Ospedale dei Poveri da dove è sempre partito il corteo… ma anche la delusione di una partecipazione che non è mai stata vera condivisione!
Tante infatti erano le persone in strada, tante le maschere ed anche di età diverse ma ogni tentativo di proporre un tema per la sfilata, di chiedere di organizzarsi in gruppi per sfilare insieme, di proporre momenti di intrattenimento organizzati che coinvolgessero gruppi più o meno numerosi sono sempre andati incontro a fatiche improbe. Fino all’epilogo: triste ma reale.
Proprio allora a partire da questa realtà e da alcune considerazioni fatte in questi giorni con parrocchiani, con alcuni giovani ed anche con qualche confratello prete vorrei condividere una possibile lettura di quanto sta accadendo.
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Presente con estrema probabilità già nell’antica Roma in epoca pre-cristiana e legato a riti propiziatori per la fertilità della terra e degli animali, il carnevale come abbiamo imparato a conoscerlo si sviluppa certamente a partire dal Medioevo. Occasione di divertimento esagerato e grandi mangiate, il Re del Carnevale garantiva in questo periodo dell’anno la sospensione temporanea delle leggi, delle regole e della morale. I ruoli sociali si invertivano: gli uomini si vestivano da donne e viceversa; i poveri da ricchi e questi da accattoni o giullari.
Nel Rinascimento si conosce lo sviluppo delle sfilate allegoriche nelle grandi città: Venezia, Milano, Mantova, Ferrara, Bologna, Roma. Le maschere che nella città lagunare sono ricordate già nel XIII secolo, attraverso il teatro celebrano le tradizioni delle città e delle regioni d’Italia, diventando stereotipi dei loro abitanti: Gianduia, Arlecchino, Pantaleone, Colombina, Meneghino, Rugantino e Pulcinella, solo per ricordarne alcuni…
Mi sembra però di poter affermare, senza timore di essere smentito che questo sia il carnevale com’era e non com’è (ne tanto meno come sarà, probabilmente!). Il problema non è il passaggio da Arlecchino a Capitan America, ovviamente. Se alziamo un po’ lo sguardo e ci sforziamo di dilatare l’orizzonte cosa vediamo?!?
Ci appare forse un contesto nel quale la tradizione assume solo tinte forti ed estreme: quelle di un patrimonio da difendere ed inculcare, con la spada sguainata o di un pesante fardello che mi impedisce di essere un cittadino cosmopolita in questo mondo globalizzato. Così diversa questa idea dall’etimo del termine, tradĕre, che ha a che fare con la trasmissione ad altri di cose importanti, di valori; nel modo in cui essi possano comprenderle.
All’osservatore attento risulta evidente l’assoluta irrilevanza di un periodo dell’anno in cui derogare a norme e comportamenti morali, quando ogni giorno dell’anno è fatto di eccessi e sregolatezza. Il mondo giovanile soffre oggi fortemente questo disagio che si impossessa di chi non ha punti di riferimento chiari sui quali fare affidamento. Paradossalmente questo quotidiano paese dei balocchi anziché soddisfare il desiderio di gioia, di allegria e di futuro quasi subito incupisce, rinchiudendo ragazzi, adolescenti e giovani in routine spesso insoddisfatte ed ansiogene..
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Quanta solitudine, a volte, in un frenetico sabato sera
Per non parlare dei ruoli sociali che se sono giustamente implosi all’avanzare della democrazia, corrono oggi più che mai il rischio di equivocare termini quali uguaglianza e dignità. Le persone hanno uguale dignità: non sono uguali. Almeno così si esprime l’art. 3 della Costituzione della Repubblica Italiana. Per non citare poi il Vangelo…
Ho considerato solo alcuni aspetti macroscopici ma sarebbe interessante vagliarne degli altri: come l’abbondanza del cibo sulle tavole imbandite (tipica del carnevale!) in un tempo in cui bisogna creare campagne di sensibilizzazione contro lo spreco alimentare o a favore di una corretta alimentazione per prevenire i rischi della sovralimentazione nell’età dello sviluppo; o il rapporto con il tempo che passa, inesorabile, scandendo attimi e stagioni della vita verso un destino che è sempre più visto come “una fine” e meno come il fine, lo scopo di una vita!
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Eccessi!
Provocazioni? Mi piace più definirli pensieri ad alta voce, utili spero per comprendere la direzione in cui non io ma l’Oratorio che sono chiamato a servire e dirigere ha scelto di camminare. Almeno da quattro anni, infatti, la Parrocchia S. Margherita di Pandino e l’Oratorio che dell’attenzione alle giovani generazioni ne è espressione, promuove attività per sottolineare il valore del carnevale.
Anche quest’anno una festa per ragazze e ragazzi delle scuole medie, una serata rivolta esclusivamente ad adolescenti e giovani ed un momento per i più piccoli, quando a riempire il teatro dell’Oratorio saranno i bambini delle elementari per un pomeriggio insieme tra musica, balli e follie.
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Tutto questo lo facciamo non solo per promozione sociale ma anzitutto per rispondere alla nostra missione, quella di annunciare il Vangelo.
Infatti il cambio di passo che il giorno seguente, mercoledì in cui inizia il cammino Quaresimale, la comunità cristiana è chiamata ad assumere con l’austero segno delle Ceneri esprime il tempo nel quale non si coltiva un triste silenzio ed una privazione fine a se stessa ma si tenta di mettersi in ascolto di un Dio che attraverso la vita si suo Figlio Gesù Cristo parla all’uomo di oggi per mostrargli, al di là delle vuote apparenze, la bellezza della vita.
Proprio perché crediamo in tutto questo, con grande sforzo e chiamando a raccolta tutte le risorse ed energie disponibili a fare proprio questo spirito di vivere il carnevale, l’Oratorio si sta organizzando per coinvolgere, nel pomeriggio di domenica 23 febbraio 2020, bambini e ragazzi insieme alle loro famiglie in un’attività per le vie del paese.
A breve tutte le info su questo sito e sui nostri canali social. Stay tuned!
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